martedì 8 marzo 2011

CHRISTIANE F.- NOI, I RAGAZZI DELLO ZOO DI BERLINO


La scheda

  • Titolo originale:Christiane F. - Wir Kinder vom Bahnhof Zoo
  • Paese: Germania Ovest
  • Anno:1981
  • Durata:124’
  • Genere:Drammatico
  • Regista:Uli Edel
  • Soggetto:Kai Hermann (libro), Horst Reick (libro)
  • Interpreti:Natja Brunckhorst: Christiane F., Thomas Haustein: Detlef, Jens Kuphal:Axel, Rainer Woelk: “Pollo” (accreditato come Rainer Wölk),Jan Georg Effler: Bernd, Christiane Reichelt: Babsi (Babette D.),Daniela Jaeger: Kessi, Kerstin Richter: Stella, David Bowie: Sé stesso, Eberhard Auriga: Vecchio eroinomane, Peggy Bussieck: Puppi, Lothar Chamski: Rolf, Uwe Diderich: Klaus, Ellen Esser: Madre di Kessi, Andreas Fuhrmann: Atze, Lutz Hemmerling: Bienenstich, Bernhard Janson: Milan, Kerstin Malessa: Tina, Catherine Schabeck: Linda, Stanislaus Solotar: Stottermaxe

Trama

Il film parla di una quattordicenne tossicodipendente di nome Christiane Vera Felscherinow, realmente esistita. Questa per emulazione di un ragazzo (Detlef), di cui si era follemente innamorata, comincia a drogarsi pesantemente di eroina. Christiane F. inizia a frequentare il gruppo di amici, poco coscienziosi, di Detlef e,insieme a loro, intraprende una vita “spericolata”: nottate fuori casa, droga, furti. Qui comincia la sua “nuova” vita. Nonostante il parere contrario del fidanzato, essa si inietta la prima dose di eroina, il giorno del suo quattordicesimo compleanno. La sua vita cambia radicalmente: tra un tentativo di purificazione e l’altro passa la sua esistenza alla ricerca di eroina. Disposta a tutto, pur di avere le sue dosi giornaliere, si prostituisce (come la maggior parte degli amici di Christiane F.) alla stazione di Berlino. Nonostante la sua disintossicazione (insieme all’amato), basta il ritorno alla stazione per farli ricadere, entrambi, nel tunnel dell’eroina e di tutto ciò che ne è connesso: prostituzione, crisi d’astinenza e disperazione.

Commento

L’argomento trattato, come già detto per il film "Trainspotting", non è facile da “analizzare”. Il film, nonostante la sua monotonia dovuta a continui ripensamenti dei protagonisti (della serie “smettiamo”, “no, mi serve l’ultima dose”) raggiunge la piena sufficienza. La crudezza delle immagini, ci sbatte davanti la realtà dei fatti, in quanto senza tener conto del fatto che è particolarmente datato, questo film pare ancora trattare argomenti attuali. La droga tra i giovani, pesante o leggera che sia, è pur sempre una delle piaghe della nostra società. I protagonisti, a dispetto della loro età, hanno ben interpretato la parte dei tossicodipendenti allucinati e sballati. La trama sembra quasi un documentario; parla sì della storia di questa bellissima ragazza che, precocemente si avvicina ad un mondo più grande di lei, per dire meglio, sbagliato, ma pone una tragica situazione: da esaminare e riflettere sulla situazione di disagio che spesso porta i giovani a “insaporirsi” la vita con sostanze velenose e pericolose. Apprezzabile ed efficace la scelta di mettere le facce di veri tossici berlinesi del tempo, quasi come aggiunge della veridicità alla trama già vera ed esistente di per sé.

Miglior scena

Guarda la scena!

La disintossicazione di Christiane F. e Detlef è senza dubbio la più significativa e notevole. Dopo che la madre capisce che la figlia si buca ( trova Christiane F. di fatti nel bagno in preda a una quasi overdose), la spinge a disintossicarsi insieme all’amato. Il supplizio dei due, chiusi in una stanza col solo aiuto di medicine “disintossicanti” e vino, è tangibile, quasi “palpabile”. La scena del conato di Christiane F. risulta essere nauseante, ma allo stesso espressiva e rilevante ai fini del racconto della trama. Sembra di vedere due reali tossicodipendenti purificarsi dalle schifezze che si sparano in vena, due persone realmente afflitte dal dolore psicofisico. Nota a favore per la recitazione dei due attori.

Valutazione FilmCiak


lunedì 7 marzo 2011

LA BANDA DEI BABBI NATALE


La scheda

  • Titolo originale: La Banda dei Babbi Natale
  • Paese: Italia
  • Anno:2010
  • Durata: 100’
  • Genere:Commedia
  • Regista:Paolo Genovese
  • Soggetto:Aldo, Giovanni, Giacomo, Valerio Bariletti, Morgan Bertacca, Giordano Preda
  • Interpreti: Aldo Baglio: Aldo, Giovanni Storti: Giovanni, Giacomo Poretti: Giacomo, Angela Finocchiaro: Irene Bestetti, Giovanni Esposito: Benemerita, Sara D’Amario: Elisa, Antonia Liskova: Veronica, Lucia Ocone:Marta, Silvana Fallisi:Monica, Giorgio Colageni: padre di Veronica, Masimo Popolizio: Rigattiere, Mara Maionche: suocera di Giovanni, Remo Remotti: Barbone, Cochi Ponzoni: Paziente cardiopatico di Giacomo.

Trailer


Trama

Aldo, Giovanni e Giacomo la notte della Vigilia di Natale vengono colti in flagranza di “reato”. Questi però, travestiti da Babbi Natale, trovandosi appesi fuori da un appartamento, vengono scambiati per la banda che ha ripulito ben 8 abitazioni. I tre passano la notte della vigilia di Natale in caserma, in compagnia dell’ispettrice Irene Bestetti, a cercare di discolparsi di ciò che in realtà era uno sbaglio, uno scambio di persona. Raccontano, mediante simpatiche “premesse”, le vicende che li ha portati a travestirsi in quella maniera e infrangere una proprietà privata.

Commento

“La Banda dei Babbi Natale” viene considerato una sorta di “rinascita”, dopo il flop de “il cosmo sul comò”, del trio comico per eccellenza. Condivido in parte questo pensiero. Aldo, Giovanni e Giacomo in questo film hanno senz’altro dato il meglio di loro, ma il risultato non è dei migliori. Si ricordano con piacere film come “Tre uomini e una gamba”,” Così è la vita”, “La leggenda di Al, John e Jack” e “Chiedimi se sono felice”. Capolavori di comicità umoristica. “La banda dei Babbi Natale” ha picchi (alti e bassi) di umorismo, ma non è paragonabile a film (e ancora meno con i lavori a teatro del trio) che hanno segnato, in un certo senso, la carriera di Aldo, Giovanni e Giacomo. La sufficienza il film se la prende a mani basse, ma forse dal trio ci si aspetta di più. Nonostante è stato nominato “cinepanettone”, l’ opera cinematografica in questione ha tutte le carte in regola per distaccarsi da quei generi di film comico/demenziali quali sono i “cinepanettoni”. La trama non è puerile e prevedibile.
Nota favorevole va alla recitazione di Angela Finocchiaro, che, in alcuni punti, con la sua comicità, “oscura” il terzetto.

Miglior scena

Guarda la scena!

La scena migliore è, senza dubbio, il momento in cui Giovanni tenta di dire la verità alle due conviventi che ha. Le avversità che gli si presentano davanti sono ridicole ( nel senso positivo del termine) e spiritose. La comicità raggiunge, così, apici mai visti.

Valutazione FilmCiak


sabato 5 marzo 2011

127 ORE


La scheda

  • Titolo originale:127 ore
  • Paese:Stati Uniti
  • Anno:2010
  • Durata: 90’
  • Genere:drammatico, avventura, biografico
  • Regista:Danny Boyle
  • Soggetto:Aron Ralston
  • Interpreti:James Franco: Aron Ralston, Kate Mara: Kristi Moore, Amber Tamblyn: Megan McBride, Clémence Poésy: Rana, Lizzy Caplan: Sonja Ralston, Treat Williams: padre di Aron, Kate Burton: madre di Aron.

Trailer


Trama

“La vita mi è passata davanti” è la frase che meglio può riassumere la trama del film: la storia vera dell’alpinista americano Aron Ralston. Aron, amante del trekking e biking, si avventura, senza dare notizia di sé, nel Blue John Canyon dell’Utah, ma un accidentale sciagura dovuta a un masso staccatosi dalla roccia, lo blocca per un braccio in una crepa del Gran Canyon. Costui passa 127 ore, per un totale di 5 giorni, in completo isolamento, con pochi viveri e poche speranze di vita. Durante queste lunghe e interminabili ore Aron ricorda e rivive la sua vita: i suoi amici, i suoi genitori e le due escursioniste conosciute prima della disgrazia e, riprendendo la sua agonia, arriva ad un’amara conclusione, l’unica, che gli permette la sopravvivenza.

Commento

La staticità dettata dalla trama, tanto che per la maggior parte del film il protagonista si trova immobilizzato nel Canyon, viene supertata con eccellenza da frequenti flashback della vita di Aron. Il regista contrappone questa staticità del protagonista a rapidi e veloci movimenti di camera che, uniti alla rievocazione del vissuto di Aron, non infastidiscono,o meglio non stancano lo spettatore vedendo un pover’uomo bloccato, senza possibilità di movimento. La suspense, non facile da provocare (sempre per la “immobilità” della trama e di Aron), viene ben prodotta al momento del forte temporale che potrebbe annegare il protagonista. Un stato di tensione non prevedibile.
Un punto a favore va anche alla recitazione di James Franco (Aron) che riesce a mostrarci angoscia, disperazione e forza d’animo contemporaneamente in quei momenti dove calma e sangue freddo devono fare da padrone.

Miglior scena

Guarda la scena!

La scena migliore in questo caso è anche la peggiore. Sembra strano, in quanto le due cose sono in opposizione, ma la scena in questione è cruda e forte e allo stesso tempo efficace ed eloquente. Mi riferisco alla scena dell’amputazione del braccio di Aron, costretto per salvarsi la vita, in un certo senso, a svolgere quell’azione coraggiosa e eroica. La scena risulta essere significativa e espressiva se la si guarda sotto l’aspetto “tecnico”: le inquadrature, la colonna sonora, la recitazione raggiungono l’apice della perfezione. Rende bene l’idea della sofferenza provata dal protagonista, ma nel contempo provoca nello spettatore una sensazione di disgusto, mista a impressione, che porta i deboli di stomaco a coprirsi più volte gli occhi per evitare di vedere i tagli ai componenti del braccio e tutto il sangue che naturalmente ne fuoriesce.

Valutazione FilmCiak

venerdì 4 marzo 2011

OCEAN'S ELEVEN


La scheda

  • Titolo originale: Ocean’s eleven
  • Paese: USA, Australia
  • Anno:2001
  • Durata: 116'
  • Genere: Commedia
  • Regista: Steven Soderbergh
  • Soggetto: George Clayton Johnson
  • Interpreti: George Clooney: Danny Ocean, Brad Pitt:Rusty Ryan, Bernie Mac: Frank Catton, Elliott Gould: Reuben Tishkoff, Casey Affleck: Virgil Malloy, Scott Caan: Turk Malloy, Don Cheadle: Basher Tarr, Carl Reiner:Saul Bloom, Shaobo Qin: Yen, Matt Damen: Linus Caldwell, Eddie Jemison: Livingston Dell, Mark Gantt: Bartender, Andy Garcia: Terry Benedict, Julia Roberts: Tess.

Trailer



Trama

Un colpo grosso al casinò è l’argomento trattato del film, remake della pellicola “colpo grosso” del 1960. Lo strepitoso George Clooney, che interpreta Danny Ocean, appena uscito di galera, organizza una mega rapina a ben tre casinò. Chiamando a sé undici dei migliori esperti nel settore mette in atto questo gran colpo. Il caveau frutterà un sacco di dollari ai partecipanti. Si verrà a scoprire che la ex moglie di Danny è ora fidanzata con il losco Benedict, proprietario del caveau. Per Danny sarà un doppio colpo, una doppia vendetta. Chissà se riuscirà a prendere entrambe …

Commento

Con questo cast non poteva non uscire un’opera eccellente. A parte questo particolare, il film è creato ad arte. La suspense è collocata nel punto giusto, al momento giusto e con l’intensità giusta. Si ricorda la chiamata di Brad Pitt (Rusty Ryan- uno degli undici). Non si sa come viene in realtà portato a compimento il piano, qual è il destino di coloro che si trovano nel caveau, se mai riusciranno ad avere i soldi. Lo stato di tensione provocato dalle scene, soprattutto verso la fine, non è ingigantito, esagerato, portato al solito “conflitto a fuoco”. Le scene si dislocano seguendo un rigor logico: il gioco di squadra fa da padrone alla trama. Un gruppo di esperti che si muovono con caparbietà e costanza verso un unico obbiettivo.

Valutazione FilmCiak

giovedì 3 marzo 2011

BLOW


La scheda

  • Titolo originale: Blow
  • Paese: Stati Uniti
  • Anno:2001
  • Durata: 124'
  • Genere: Biografico/Drammatico
  • Regista: Ted Demme
  • Soggetto: Bruce Porter
  • Interpreti: Johnny Depp: George Jung, Penélope Cruz: Mirtha Jung,Franka Potente: Barbara Buckely, Ray Liotta: Fred Jung, Rachel Griffiths: Ermine Jung, Paul Reubens: Derek Foreal, Jordi Molla: Diego Delgado, Cliff Curtis: Pablo Escobar, Miguel Sandoval: Augusto Oliveras, Ethan Suplee: Tonno

Trailer


Trama

Blow, tratto da una storia vera, parla di un pusher incallito,George Jung, che finisce, in un certo senso, col rovinarsi l’esistenza per avere soldi facili, evitando di spezzarsi la schiena lavorando onestamente. L’intera trama del film ruota appunto sulle vicende di uno spacciatore, interpretato da Johnny Depp, che inizia “cautamente” con lo spacciare “erba”, insieme al suo migliore amico Tonno (Ethan Suplee), e finisce col gettarsi a capofitto nel guadagno facile che gli viene dato dal narcotraffico della cocaina. Il denaro è la rovina per George Jung. Questo giovane smanioso, cresciuto in una famiglia inizialmente benestante, e in seguito avente problemi monetari (fatti notare principalmente della madre avida di denaro), impara che i dollari sono l’unica fonte di felicità. Ed ecco che il profitto facile gli viene regalato dal narcotraffico di polvere bianca colombiana con l’aiuto e il rispetto, che si è guadagnato nel giro di poco tempo, di Pablo Escobar (Il boss della droga). La figlia, avuta con Penelope Cruz (Mirtha), avrà un ruolo importante nella vita del protagonista, in quanto quest’ultimo si sentirà sempre in colpa per non avergli dato abbastanza felicità e non aver potuto mantenere tutte le promesse fatte.

Commento

Partendo dal presupposto che non sempre è facile mettere in scena una storia vera, si può affermare, a mani basse, che il film è ben riuscito. Oltre alla trama scontata, nel senso che è facile da riconoscere, si comunicano anche affetti famigliari, amore passionale ed egoista. Il protagonista vive due importanti storie d’amore. È possibile trovare con facilità le differenze tra i due: se da una parte un amore era ardente e romantico, dall’altra parte era freddo e avaro.
L’affetto famigliare è riscontrabile sia nell’amore che il padre del protagonista provava per lui, che lo rispetta e apprezza nonostante il cattivo lavoro svolto, sia nell’amore sconsiderato che George Jung prova, fino all’ultima scena, per la figlia avuta con la seconda storia d’amore.
La mancanza di azione, suspense, caratteristiche tipiche di questo genere di film, non sono note a sfavore del film.
Le scene del film si muovono lentamente e con precisione verso un unico obbiettivo: raccontare la vera storia di George Jung e non mettere in scena inutili effetti speciali, che avrebbero probabilmente rovinato l’accaduto di colui che negli anni ’70 ha vissuto smerciando la cocaina in America.

Miglior scena

Guarda la scena!

La scena migliore è, senza dubbio, la fine. Per ovvie ragioni non posso raccontare cosa viene messo in scena. Basta sapere che la scena, dal discorso registrato al padre alla fine, trapela commozione e emotività da tutti i pori. Emozione di un uomo pentito e affranto. Basta ascoltare con attenzione il monologo finale per capire che il protagonista non ha più niente che possa contare per lui, o meglio esiste, ma per i troppi errori commessi, questa è come se non esistesse, se non nella sua immaginazione. Si può ascoltare un uomo che ha pagato, e paga giustamente, per i suoi errori commessi nel momento della sua ascesa, un uomo ravveduto e redento che ormai non può fare più niente per riconquistare gli affetti che sono ormai andati persi per colpa dell’idea che aveva: i soldi sono la felicità. Ed proprio nel discorso registrato, che George fa al padre, si capisce il pentimento e la vera comprensione dell’insegnamento del genitore, che nonostante tutto gli è stato vicino nella buona e nella cattiva sorte.

Valutazione FilmCiak


mercoledì 2 marzo 2011

TRAINSPOTTING


La scheda

  • Titolo originale: Trainspotting
  • Paese: Gran Bretagna
  • Anno: 1996
  • Durata: 94'
  • Genere: Commedia/Drammatico
  • Regista: Danny Boyle
  • Soggetto: Irvine Welsh (romanzo)
  • Interpreti: Ewan McGregor: Mark Renton, Ewen Bremner: Spud, Jonny Lee, Miller: Sick Boy, Kevin McKidd: Tommy, Robert Carlyle: Francis Begbie ,Kelly Macdonald: Diane, Peter Mullan: Swanney, James Cosmo: Mr. Renton, Eileen Nicholas: Mrs. Renton, Susan Vidler: Allison, Pauline Lynch: Lizzy, Shirley Henderson: Gail, Stuart McQuarrie: Gavin, Irvine Welsh: Mikey Forrester

Trailer


Trama

Trainspotting tratta l’argomento della dipendenza da eroina con immagini poco scontate e ben curate. La tossicodipendenza è vista sotto gli occhi di un tossicomane di nome Mark e della sua banda di amici, come si soul dire, poco affidabili anche loro. Mark Renton e i suoi amici tossici, vivono l’eroinomania come un metodo per scappare dall’“omologazione”; La società ci vuole tutti precisi e uguali. Sei sublime se hai un maxitelevisore, come dice Mark “del cazzo”, un lavoro, una carriera, una famiglia, ma in realtà sono tutti dipendenti e tossici di qualcosa; un qualcosa che a differenza dell’eroina, o di qualsiasi altra droga leggera o pesante, è conforme alla legge, lecito, accettato dalla società.
Un morfinismo visto come scelta di “non- vivere”, una siringa piena di sostanza velenosa che ti aiuta a distaccarti da una collettività, dalla realtà, dai problemi «a cui non devi neppure pensare quando hai una sana ed onesta tossicodipendenza» ( Mark Renton- VFC). Allora, vivere è conformarsi a un’istituzione che ci accompagna a duplicare la parte dipendente di noi stessi in una società di “manichini” identici, in costante contrapposizione con coloro che scelgono la “non-vita”.

Commento

Trainspotting tratta un argomento poco facile da illustrare e da mettere in scena. Le scene del film non rappresentano in maniera pronosticabile una delle pieghe della società: la tossicodipendenza. A mio parere, il film è ben fatto. Sono molte le scene memorabili sia positivamente che negativamente. La scena che maggiormente rimane, positivamente, nella memoria è il momento della disintossicazione forzata del protagonista. I suoi ricordi, come la bambina morta e l’amico in carcere, tornano come visioni da incubo in un momento straziante ben riprodotto e recitato. Non è la solita disintossicazione finta che spesso si vede in film che trattano questo argomento. Portata all’esagerazione rende meravigliosamente il momento delicato e atroce che Mark sta passando. Da dimenticare, senza ombra di dubbio, è la scena della bambina trovata morta nel suo lettino per incuranza della madre, tossica anch’essa. È importante precisare che il film, sia per gli argomenti trattati sia per la cura e la precisione dei dettagli, può essere considerato un capolavoro cinematografico.

Miglior scena

“Overdose”

Guarda la scena!

La scena, a mio parere, riproduce alla perfezione l’overdose del protagonista. Le inquadrature agli occhi dello spettatore risultano poco scontate, a dir poco eccezionali.
L’espediente registico di posizionare due pezzi di stoffa rossa (come il tappeto su cui il protagonista si era schizzato in vena la droga) ai lati della videocamera , rappresenta alla perfezione l’affossamento del protagonista, che si vede in principio, rifacendosi così alla metafora della morte. La morte, o meglio limbo della morte, dovuto all’ennesimo schizzo di veleno iniettato nelle vene. Il protagonista, ormai in uno stato catatonico, viene trascinato fuori casa dalla “madre superiore” (spacciatore) come se fosse feccia, abbandonato in un taxi con pochi spicci nel taschino. Mollato nelle mani del destino, come se fosse nullità. La colonna sonora che accompagna questi minuti di travagliato fascino, Perfect day di Lou Reed, si lega perfettamente all’ angoscia che accompagna lo spettatore in quel interminabile tempo che va dallo schizzo in vena alla risoluzione per mano di una siringa contenente, per convenzione, un rimedio salutare e benefico.

Peggior scena

“Peggior toilet della Scozia”

Guarda la scena!

La scena “peggiore toilet della Scozia” ha un significato recondito, celato nell’intricata trama del film; è possibile riassumerla in una frase: “la droga fa svolgere alle persone atti osceni e ripugnanti”. Mark infatti, per recuperare le supposte d’oppio, che spera possano aiutarlo ad uscire definitivamente dal tunnel dell’eroina, si infila letteralmente nella tazza del gabinetto. La scena è cruda e stomachevole. Portare all’eccesso le azioni che un tossico può realizzare non è compito facile, ma si può affermare che con questa scena raccapricciante e allo stesso tempo significante, il regista è riuscito a far passare il messaggio di quanto oltre ci si può spingere se sotto l’effetto di stupefacenti.

Valutazione FilmCiak